Nunzio

“Il percorso scultoreo di Nunzio sembra imprescindibile per l’architettura che lo ospita, come a suggerire che è l’opera a definire lo spazio e non il contrario.”

Nunzio

Nunzio Di Stefano, meglio conosciuto semplicemente come Nunzio, è un artista contemporaneo italiano nato a Cagnano Amiterno (L’Aquila) nel 1954. Conosciuto per il suo lavoro nell’ambito della scultura e della pittura, Nunzio ha costruito una carriera di grande rilievo nel panorama dell’arte contemporanea grazie alla sua abilità di esplorare la materia e il concetto di forma in un modo estremamente personale e coinvolgente.

Gli inizi e l’evoluzione artistica

Nunzio si è formato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, sotto la guida del celebre maestro Toti Scialoja, un pittore e poeta di grande sensibilità che ha contribuito a indirizzare molti giovani artisti verso una riflessione profonda sulla materia e sullo spazio. È in quegli anni che Nunzio inizia a sviluppare un linguaggio artistico proprio, basato su una ricerca costante intorno alla natura della forma e del materiale.

Negli anni Ottanta, entra a far parte del gruppo di artisti che gravita intorno a San Lorenzo, un quartiere romano che diventa un vero e proprio polo per l’arte sperimentale. Le opere di Nunzio di questo periodo si distinguono per l’uso del legno e del piombo, materiali pesanti e “antichi”, ma che nelle sue mani diventano strumenti per indagare lo spazio e il concetto di vuoto. Queste sculture, spesso bruciate o trattate per creare effetti cromatici particolari, esprimono una tensione tra la solidità del materiale e l’idea di leggerezza e movimento.

L’uso del materiale e il linguaggio della forma

Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Nunzio è la sua capacità di trasformare materiali grezzi e primitivi in opere dall’aspetto quasi etereo. Il legno, in particolare, viene spesso carbonizzato per creare superfici nere e lucide che riflettono la luce in modo inaspettato, conferendo alle sue sculture una qualità quasi immateriale. Questo trattamento del materiale evoca un forte senso di contrasto: da una parte la durezza e la pesantezza del legno, dall’altra la sensazione di leggerezza e movimento che le sue forme sembrano suggerire.

Nelle sue opere pittoriche, Nunzio si concentra su ampie campiture monocromatiche, dove il colore – spesso nero o grigio – diventa un ulteriore mezzo per esplorare il concetto di spazio. Le superfici pittoriche sono essenziali, prive di ornamenti, e mettono in evidenza il valore assoluto della forma e del segno.

Riconoscimenti e carriera internazionale

La consacrazione internazionale di Nunzio arriva negli anni Novanta. Nel 1986, partecipa alla Biennale di Venezia, uno degli eventi più prestigiosi del mondo dell’arte, dove riceve il Premio 2000, un riconoscimento riservato ai giovani artisti. Da lì in poi, la sua carriera continua a crescere con mostre in importanti istituzioni museali sia in Italia che all’estero, come il Museo d’Arte Contemporanea di Roma (MACRO) e il Museo di Arte Moderna di Parigi.

Nunzio è un artista che, pur operando nel contemporaneo, non si limita a seguire le tendenze del momento. Al contrario, il suo lavoro risente di una forte matrice classica, legata al senso della scultura come disciplina antica e alla profonda riflessione sull’uso della materia. Questa attenzione per la tradizione, unita alla volontà di spingersi verso nuove soluzioni formali, lo rende un punto di riferimento nel panorama artistico contemporaneo.

Un’arte universale

Nonostante l’apparente complessità delle sue opere, Nunzio è un artista che riesce a comunicare a un pubblico ampio, anche a chi non è appassionato d’arte. Le sue sculture, con le loro forme essenziali e potenti, parlano un linguaggio universale fatto di silenzi, di pieni e di vuoti. In questo senso, il lavoro di Nunzio invita lo spettatore a fermarsi, a riflettere e a immergersi in un’esperienza visiva che supera il mero estetismo e diventa una meditazione sulla materia e sulla nostra relazione con lo spazio che ci circonda.

Nunzio, insomma, è un artista che ha saputo rendere tangibile l’invisibile, facendo del legno, del piombo e del colore strumenti per creare un dialogo con l’infinito, offrendo a chi osserva le sue opere un’esperienza di rara intensità e profondità.

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